Deliri Notturni

E’ l’una passata eppure non riesco a fare a meno di scrivere sul blog. Questa serata – venerdì 17! – è stata diversa dal solito. Non preoccupatevi, non ho socializzato con gli autoctoni di qui né ho preso il sole. Anzi, gelerà l’inferno prima che decida di andare in spiaggia ad abbronzarmi (w il bianco forever). Dicevo, è stata una giornata diversa dal solito perché l’ho passata in famiglia. Nessuna discussione del tipo “non ti reggo anche se sei mio padre e sono tenuto a risponderti per legge”, né sono volate frasi come “hai osato mangiare le ultime Gocciole rimaste! Che tu sia dannato!” . No, semplice quiete familiare.

Abbiamo visto “Il matrimonio del mio migliore amico” e, as usual, la trama mi ha rapito. Oggi ho fatto il bis, mi ero già visto Chocolat nel pomeriggio! Anyway, il punto è che il film mi ha riportato con la mente a qualche anno fa, quando lo vidi per la prima volta. Io ho una passione sfegatata per New York, la reputo una città meravigliosa per chi ha un reddito annuale superiore ai 100,000 euro (per tutto il resto, c’è mastercard!). Però è, per l’appunto, un sogno. Questo film ha risvegliato la mia voglia di essere indipendente, il mio voler costruire qualcosa.

Certo, la mia città ora è off limits per ovvie ragioni, però la vera domanda è: voglio tornarci? Non lo so. Non ne ho la più pallida idea. Fino a qualche mese fa il mio unico desiderio era quello di vivere dove ho sempre vissuto, un posto tranquillo in cui scrivere. Questo perché il mio desiderio si era realizzato, quello di riuscire a pubblicare un romanzo. Sapevo, e so tutt’ora, che si tratta del prologo a qualcosa di più – me lo auguro almeno – ma in cuor mio ero in pace. Nessun tipo di sbattimento in giro per l’Italia alla ricerca del mio posto nel mondo. Nessuna risposta insoluta, solo una manciata di certezze.

Che non ci sono più.

Quindi ora sono tornato al punto di partenza. Tornare o non tornare? Chi lo sa. Di sicuro, se tornerò, mi sbrigherò a dare gli ultimi esami e mi cercherò un lavoro; sento che è arrivato il momento di diventare indipendente anche se lo sono sempre stato. Me ne accorgo da come mi comporto in casa. Mi cucino da solo, mi lavo le cose da solo, sbrigo le mie faccende da solo… non mi appoggio ad altri al di fuori di me stesso. Credo che sia sempre stato così alla fin fine.

Essere indipendenti è più del comprarsi una casa o del pagarsi un appartamento. Io voglio l’indipendenza mentale, il riuscire a stare da soli senza soffrire, il poter decidere autonomamente della propria vita. Un’arma a doppio taglio, forse, ma se debbo versare qualche goccia di sangue… pazienza! Ne varrà la pena. Deve valerne la pena.

Ok, scusate queste riflessioni notturne. Un flusso di coscienza come non mi capitava da anni. Ma ho deciso di postarlo per onestà, perché io sono anche questo.

‘notte.

10 Comments

  1. Interessante… io non sarei mai riuscito a scrivere tutto ciò che hai scritto tu e a riflettere così tanto a mezzanotte passata…
    Ma in compenso anche io ieri sera ho visto con i miei “Il Matrimonio del Mio Migliore Amico”!

  2. oDDio, ma da quanto tempo sono assente dal pc??!
    mi sono persa un sacco di interventi!! >__<
    scusascusascusa! ;P
    e comunque non sono morta, mi sono assentata perchè.. ho traslocato! XD
    adesso scappo^^
    a domanii..

  3. @Lycan: io invece oramai riesco a scrivere decentemente solo dopo le 23!

    @imp.bianco: un pensierino potrei farcelo! Ho paura di Mad Dog però!

    @Andrew: grazie =)

    @Bella: Allora sei viva! Trasferita? Mi aspetto un resoconto dettagliato appena possibile, eh! =)

  4. I momenti in cui si fanno queste riflessioni sono molto importanti, perché di solito sono “quei” momenti di intuizione nei quali si capisce qualcosa di più della propria vita e delle proprie mete.
    Più domande che risposte, certo; d’altronde è quasi sempre così.
    Che la tua situazione personale ora sia mutata, se non altro negli aspetti esteriori, è indubbiamente vero, ma mi pare di capire che la tua normalità sia già di per sè una “eccezionalità”. Allora, forse, puoi approfittare della situazione di per sè particolare che ti trovi a vivere a causa del terremoto, e gettarti nell’infinito.
    Gira la testa, è vero, è una vertigine. Ma è lì che si trova la porta verso la vita.
    Un abbraccio.
    Fabrizio

  5. Fabrizio, hai fatto il mio stesso ragionamento. Ho tre strade davanti: tornare ad una pseudo-normalità (che non sarebbe comunque più la stessa; approfittare di quello che è accaduto per creare una nuova normalità da zero; creare una nuova normalità partendo dalla mia città e non da zero.

    E’ dura decidere però…

  6. Cambia aria. Cambia città, cambia casa, cambia lavoro. Magari può sembrare difficile, ma alla fine di stravolge la vita completamente. Posti nuovi, amici nuovi (non che si debbano abbandonare quelli vecchi XD).

    Un’altra possibilità può essere affittare un’albergo sull’ymalaya stile Shining.

    Oppure puoi girare per il mondo, stile “scrittore-avventuriero i cerca di guai”. Che cosa ridicola- anche se divertente.

  7. Si che è possibile! Basta cve fai finta di aver trovato l’arca perduta… XD

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.