Tra meno di una settimana discuterò la mia tesi, lunedì 26 per la precisione. Sono spaventato? Un pochino. Del resto so già che parlerò sì e no dieci minuti, quindi mi sono messo l’anima in pace. L’argomento è strano? Abbastanza. Parlare di vampiri è sempre una mossa suicida, ma confido nell’intelligenza della commissione. Anche perché è interessante vedere come queste creature, per lo più uomini malati di porfiria e rabbia, erano trattate in passato. Il loro rapporto con la Chiesa, con la scienza e via dicendo.
Allora perché ho l’ansia? Davvero, non riesco a spiegarmelo. Forse perché lunedì si chiuderà un cerchio, un percorso iniziato anni fa. Forse perché da lunedì c’è il saltino, quel piccolo passo in avanti che potrebbe cambiare tutto e niente. O forse perché lo spauracchio della specialistica è dietro l’angolo, una gabbia in cui rischio di essere intrappolato. Sì, perché dovete sapere che qui i corsi di laurea specialistica non sono il massimo. Sono due e sono davvero, davvero, davvero tristi. Anche il mio relatore mi ha consigliato di lasciar perdere. Peccato che lasciar perdere, per me, significhi non specializzarmi e basta. Anche perché fuori dall’Aquila gli esami della triennale non vengono riconosciuti (holé!).
Quindi? Quindi forse dovrò guardarmi meglio attorno, estendere un pochino i miei orizzonti. Da che mondo è mondo la paura dell’ignoto c’è sempre stata. La paura di ricominciare da zero, la paura di sbagliare, la paura di lasciarsi cose e persone importanti alle spalle. Tutti noi siamo in divenire, non siamo ancora completi, giusto? Allora conviene che ci buttiamo, che la smettiamo di costruirci delle pareti di cartapesta. Per quelle ci sarà tempo.
Tutto questo per dire: ehi, lunedì mi laureerò e poi non so che cavolo fare.
Nel frattempo vi posso anticipare che le novità editoriali non sono due ma tre. Forse due vedranno luce proprio quest’anno, ma è ancora troppo presto per poter dire qualcosa. O meglio, io direi pure qualcosa, ma poi rischio di essere fucilato!
Magari si potesse prevedere qualcosina. Anche un breve flashforward andrebbe bene, eh! =P
IN BOCCA AL LUPOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!LI ADORO I VAMPIRI!FORZA,ONORALI!^_^!
BUONA BUONA BUONA FORTUNA!
Crepi! =)
Salve.
Se è interessato al tema, le raccono un po’ di cose che i dottori non hanno voglia di raccontare: il “male” è una condizione dell’anima, mica del genoma.
Il film che maggiormente aderisce alla percezione della realtà da parte di una persona con un attacco acuto di porfiria è Il Dracula di Bram Stoker gitato da Coppola.
Nella visione i toni rossi si accentuano ed il cielo stesso tende al livido. La malattia da una risorsa di forza e di reattività notevoli, se si sente in pericolo, anche se il porfifico è generalmente astenico. Dopo gli attacchi, generalmente notturni, cade in un sonno simile al letargo che dura anche 30-35 ore.
Ovviamente, non ama la folla e le persone spesso lo percepiscono come sgradevole a causa del senso di morte con cui convive, anche se non sa di essere malato, e del fatto che è spesso brusco, repentino, insoddisfatto, agitato. Il punto è che la porfirina si comporta come un neurotossico; è di una classe simile alla ketamina. Chi ha la porfiria acuta intermittente ha un timore della morte piuttosto limitato, visto che si percepisce come parte di lei. Ha presente “La Regina dei dannati?” L’iper reattività e l’ipertensione (200 di minima) che subentrano se, sotto crisi viene attaccato, rendono piuttosto pericoloso un porfirico in un combattimento all’arma bianca contro 2-4 persone.