Avevo già in mente di postare questo frammento giorni fa, ma poi mi è passato di mente. Si tratta di un passaggio che avevo scritto e che è stato tolto da “Il Silenzio di Lenth“. E’ molto breve a dire il vero e riguarda Julah, un personaggio che ha ancora molto da dire. Be’, io ve lo copio, ma attenzione a chi non ha letto il romanzo. E’ spoiler!
Su e giù. Su e giù. Man mano che il tempo passava, il battito del suo cuore si faceva sempre più regolare. Questo perché Julah sapeva. Sapeva di aver fatto la cosa giusta, di aver scelto la fede alla morale. Era buffo, si disse. Aveva sempre creduto che fede e morale fossero la stessa cosa, che non potessero esistere divisi.
E invece si sbagliava.
Lethae aveva voluto insegnarle quanto labile fosse il confine tra bene e male. Una lezione che solo lei era in grado di apprendere; lei, che era forse la più devota tra le Sacerdotesse del villaggio. Era la sola spiegazione che riusciva a darsi.
Rideva, osservando le celebrazioni dello Sterha. Le spoglie di Hertha venivano sepolte ai confini del villaggio, dopo essere state avvolte in un drappo di seta nero. Solo il viso era scoperto; cinereo e spento, stringeva tra le labbra livide un ramoscello di agrifoglio. All’altezza del petto era stato poggiato un piatto d’argento opaco, quello che stava a simboleggiare il trapasso e la futura reincarnazione.
Sì, perché nel “Lethae Argenteo” non esisteva la morte. Bensì la reincarnazione. Fiore, insetto o animale, poco importava. Le anime erano immortali, destinate a tornare in eterno dopo l’espiazione dei peccati. Ed Hertha, si disse Julah, ne aveva molti da espiare.
Non solo aveva levato la spada su una Sacerdotessa del Consiglio Dominante, ma aveva voltato le spalle alla fede. Al Dio che da sempre aveva guidato i suoi passi, carezzato ogni suo figlio con amore paterno.
Tradimento.
Come poteva aver tradito a quel modo? L’aveva costretta a versare il suo sangue, a fare uso di un’Arte che non le apparteneva. Lei non era una guerriera, un essere inferiore. Lei era stata una maga prima e una Sacerdotessa poi. Sin dalla nascita era stata scelta per onorare la Divinità in tutte le sue forme e ora… forse non ne sarebbe più stata in grado.
Mentre osservava Haja che gridava e si struggeva in lacrime, non pensò ad altro. La sua purezza era stata intaccata, Hertha l’aveva trascinata con sé nell’oblio. Dannato uomo, dannato guerriero, dannato essere inferiore!
Era quello il suo lascito, ora ne era certa. Una maledizione eterna che l’avrebbe perseguitata sino alla morte; una morte che forse avrebbe accolto col sorriso sulle labbra, a consolazione di una vita di stenti, vissuta ai confini del villaggio.
Chi avrebbe infatti voluto dividere il pane con un’assassina? Le sue vesti non erano più bianche ma rosse. Le dita grondavano sangue… anche ora lo vedeva, benché si fosse lavata decine di volte.
No.
Doveva stare calma, doveva chiudere la mente. Nessuno doveva leggere i suoi pensieri, scoprire ciò che aveva fatto. Era una strega e come una strega doveva comportarsi. Lethae l’avrebbe protetta, dopotutto aveva agito per il suo bene.
Per suo volere.
Sarebbe stata il suo boia, la spada acuminata che avrebbe estirpato il peccato e conservato il rigore.
Una lama argentata nelle mani del Volere Superiore.
bello ce ne sono altri di pezzi tolti dal libro? vorrei proprio leggerli =D
Ce ne sono ancora un paio, ma credo di postarli più in là. Alcuni sono infatti troppo “spoilerosi”, anticipano cose che accadranno solo nel secondo volume =P