«Dolenti e magnifici, specchio oscuro delle nostre più ancestrali paure e del nostro eterno e inappagabile desiderio di immortalità, i vampiri sono tra noi. Vittime delle loro passioni, si muovono seduttivi e terribili nel mondo di oggi come in quello di ieri, scavalcando le ere e i confini geografici nello spazio di un giorno, pronti a scatenare le antiche e potenti forze della notte sul mondo ignaro, pronti a succhiare il sangue umano per vivere… Se può essere considerata vita la loro eterna dannazione. Ma ora qualcuno (qualcosa?) sta colpendo il mondo cristallizzato e terribile dei Non Morti. Da Parigi a Mumbai, da Hong Kong a Kyoto a San Francisco, una Voce misteriosa spinge i Bevitori di Sangue a combattersi tra loro, e sembra essere tornato il tempo dei Grandi Roghi. Anche il Principe Lestat la sente sussurrare e piangere nella propria mente… Che cosa vuole la Voce? Come potrà la tribù dei Non Morti sconfiggere questa forza immane che ha gettato tutti nel panico? Con la sua scrittura immaginifica, visionaria e sontuosa, Anne Rice torna al mondo affascinante dei vampiri, intrecciando le storie dei suoi personaggi più amati: il bellissimo Armand, Mekare e Maharet, Pandora e Flavius, e ancora David Talbot, generale superiore del Talamasca, mentre su tutti domina, pericoloso e ribelle, l’abbagliante principe Lestat, forse unica speranza di salvezza per i Non Morti…»
Quando ho saputo che Anne Rice aveva deciso di tornare a scrivere dei suoi vampiri, non riuscivo a crederci. A dire il vero ero anche un po’ spaventato, vista la deriva religiosa degli ultimi volumi de “Le Cronache dei Vampiri” e l’indecente conclusione rappresentata da “Blood Canticle” (un romanzo che aveva cercato di chiudere, senza riuscirci, anche la saga delle streghe Mayfair, a mio parere una delle più riuscite di Mrs Rice).
E veniamo dunque al “Principe Lestat“. Sarò breve, anzi, brevissimo. Fanservice. Puro servilismo, puro esercizio di stile e neanche del tutto riuscito. Ho apprezzato la scelta di dividere il punto di vista tra Lestat e gli altri “Figli dei Millenni”, sono stato felice di ritrovare personaggi storici come Marius, Pandora, Mekare, Maharet, ma avrei gradito quantomeno una trama. Sì, perché il più grande difetto di questo romanzo è quello di non averne una . Ci si concentra su questa presunta “Voce” che incita i vampiri più potenti ad annientare i novizi e si conclude poi il tutto “all’acqua di rose”, con baci e abbracci e una pacca sulla spalla.
Mi reputo un grande fan di Anne Rice ma è innegabile che negli anni abbia alterato profondamente le dinamiche e le tematiche delle sue Cronache. I bevitori di sangue, amorali e malvagi, vengono ora visti come pura perfezione; addirittura ci sono personaggi umani, in perfetta salute, che vedono nei vampiri dei modelli cui assurgere, quasi stessimo parlando di Angeli o Santi. Il lato “oscuro” è sparito del tutto, azzerato come se non fosse mai esistito. Gli ultimi tre capitoli sono un tripudio di “ti amo” e di baci e abbracci, come dicevo prima; ed è un peccato.
Devo quindi ammettere che la Rice dà il meglio di sé con i romanzi autoconclusivi, come “Un grido fino al cielo” (un capolavoro). Cosa ne è stato dell’erotismo? Del suo stile? Delle atmosfere di New Orleans in bilico tra luce e ombra, tra paura e speranza? Niente di tutto questo è rintracciabile nel “Principe Lestat“, un’occasione mancata per dare nuova linfa a una serie rimasta per troppi anni in disparte. E forse sarebbe stato meglio che ci fosse rimasta ancora.
Rileggerò sicuramente “Intervista col Vampiro“, il vero romanzo-spirito di questa saga. Nella speranza che la Regina col suo prossimo romanzo (sì, perché ce ne sarà un altro) riesca a correggere un po’ il tiro.
Voto: Non Pervenuto.