Quando mi sono iscritto a “Culture per la Comunicazione”, avevo tante aspettative. E’ stata una scelta ponderata, mesi passati a studiare il piano di studi, i corsi facoltativi e quelli obbligatori. Alla fine mi sono convinto. Troppe materie interessanti, dallo studio dei canali mediatici all’evoluzione delle arti, dal teatro alla radio, dalla radio alla televisione e dalla televisione al cinema. All’apparenza nessuna pecca. All’apparenza.
Il primo giorno infatti, mi venne fatto sostenere un “esame di smistamento per le lingue”, una specie di Cappello Parlante alla Harry Potter. Io speravo serpeverde, ma alla fine è uscito fuori questo risultato:
Inglese II e III
Francese II e III
Dovete infatti sapere che gli esami di lingua sono divisi in livelli, livelli che vanno da I a VI (credo, quest’anno è cambiato tutto). La prima cosa che pensai fu: i livelli I e II di inglese ci possono anche stare, ma francese?! Voglio dire, io quella lingua la studiacchiai alle superiori – come corso tra il facoltativo, con una prof che preferiva inventare parole nuove piuttosto che studiarne di già note – ma niente di più. Come potevo quindi sostenere l’esame di livello II senza l’esame base livello I?
Andai subito a parlare col “magnifico” rettore, per discutere di questo risultato assurdo. La sua risposta fu più o meno questa: “Quello che dice il computer va fatto, non può essere cambiato”. Peccato che pochi anni dopo questo sistema venne cancellato, perché ritenuto poco oggettivo e assai random. Ah, manco a dirlo, quelli che lo avevano adottato furono costretti a seguirne i risultati, senza potersi appellare a nessun cavillo.
E torniamo quindi ai giorni nostri. Ho sostenuto ben 32 esami. Ho seguito varie conferenze e corsi facoltativi per raggiungere i 10 punti extra richiesti. Mi mancano due esami. Indovinate quali? Esatto, francese II e III. E’ da dicembre che provo a darli, che provo a superare l’unica cosa che mi separa dalla laurea. Ma non ci riesco. Non riesco perché non possiedo le basi della lingua e una lingua, per essere davvero imparata, va usata, ascoltata, non imparata a memoria dai libri di testo. Ho anche pensato di seguire il corso di francese I (per le basi), ma è partito da poco e finisce a marzo. Il che vorrebbe dire laurearsi in estate, ovvero mandare all’aria i programmi lavorativi del 2010. Cosa che non posso permettermi e che non voglio accada!
Ieri sono quindi andato dal professore. Credevo mi facesse ridare l’esame, che mi desse una mano. Invece si è limitato a dire “ora finalmente vede la luce in fondo al tunnel, vero? Vede che studiando da soli si ottengono risultati? Impari a memoria le preposizioni, tutti i loro usi, le definizioni. Passi poi agli altri argomenti di grammatica e si ripresenti a marzo.” La mia risposta è stata più o meno questa “ma se per imparare una lingua basta leggere un libro, i corsi a cosa servono?”. Ovviamente, non ho avuto spiegazioni.
Quindi, here I am, vittima di un sistema del cavolo che se ne frega dei suoi studenti. Una facoltà dovrebbe aiutarli a trovare lavoro e non ostacolarli. Ho sempre dato il massimo, basta vedere il mio libretto degli esami per accorgersene; raramente mi accontento, raramente mi scoraggio davanti ad un esame. Ma questa volta è diverso. Questa volta mi viene richiesto di imparare una lingua dal nulla, di studiare a memoria le definizioni grammaticali, come nella più scema delle scuole. Penso che un simile sistema non si usi più da almeno vent’anni!
Che fare? Ho tre scelte davanti:
1) dare fuoco al professore e ridere di gusto <- interessante ma negativa a lungo termine.
2) rinunciare agli studi e lavorare ai miei progetti <- anche se mi dispiacerebbe a questo punto.
3) cedere, dare l’esame a marzo e laurearmi in estate. <- così però dovrò dire addio ad alcuni progetti.
posso esagerare? molte università servono solo a prendersi il tempo necessario ad invecchiare ed essere fuori mercato per il mercato del lavoro…sarebbero più utili delle facoltà “professionali” dove invece di spiegarti i ghirigori e materie quasi inutili e sopratutto “di contorno” dovrebbero entrare nel pratico.
ecco io ora non capisco, mi spieghi perchè tu devi per forza fare francese? dove sta scritto? posso capire l’inglese perchè serve sempre, ma l’altra lingua? a fare serate in lingua con altri scrittori?
le facoltà dovrebbero fare come quelle americane: ti scegli tu le materie da fare a seconda di quello che vuoi diventare. nel curriculum non dovrebbe esserci scritto: laurea in informatica (ipotizzo, è quella più vicina alla mia professione), ma: programmazione C++ (30/30), sistemi (28/30), inglese (30/30) e così via fino a specializzarsi già durante il corso universitario, e non dopo.
grrr
io fossi in te luca, dopo l’ultimo cazziatone che devi fare e magari un ultimo tentativo, prenderei il libretto e lo metterei un attimo da parte, proverei con la carriera che avevi in mente e con le cose che devi fare nel 2010, e solo dopo, SE e solo SE tutto va male e la laurea ti serve, allora ti fermi e riprovi a dare quei due esami. ora mi sembra una perdita di tempo fermarsi per due esami inutili, dai, ne va del tuo futuro 😉
Laura, di sicuro seguirò il tuo consiglio. Oggi pomeriggio, alle 15, ho appuntamento col rettore. Vedremo cosa mi dirà, ma a questo punto non ho niente da perdere. Posso tranquillamente mandarlo al diavolo; e dire che dopo quello che è accaduto tutti ci aspettiamo un trattamento meno rigido. Conta che nella mia facoltà le iscrizioni sono diminuite del 45% dopo il sisma. Bel modo per invogliare gli studenti!
PS: Manco a farlo apposta ho appena preso un impegno lavorativo, quindi se le cose andassero davvero male, sono pronto a dire addio a questo schifo di facoltà!
bene 🙂 in fondo l’università deve preparare al lavoro e non bloccarti in un cunicolo di burocrazia.
vai luca!!
Esatto Là, quello che dico pure io! Che poi, capirei l’atteggiamento del prof se studiassi Lingue o Mediazione Linguistica, ma invece no! Una volta fuori col francese non ci farò nulla, ricorderò solo la parola jambon!
Vedremo quando tornerò 😀