“Sonea ha finalmente accettato di entrare nella Corporazione dei Maghi, iniziando così il suo percorso di studi. Ma la strada davanti a lei è irta di pericoli, a cominciare dal fatto che numerosi Maghi disprezzano le sue umili origini e la giudicano indegna di quel privilegio. Il più spietato è Regin, un novizio che sembra avere come unico scopo quello d’istigare i compagni e gli insegnanti contro la ragazza, umiliandola ripetutamente e arrivando persino ad accusarla di essere una ladra. L’unica speranza per lei è rappresentata da Lord Dorrien, sensibile e intelligente figlio del potente Lord Rothen: il ragazzo, giunto alla scuola per far visita al padre, prende subito le parti di Sonea e si spinge addirittura a rivelarle alcuni segreti che la rendono più potente del perfido Regin. In tal modo, però, Sonea scopre pure che il Lord Supremo, Akkarin, fa uso della proibitissima Magia Nera, riuscendo a trarre forza da qualsiasi essere vivente, uomo o animale, e questo rischia di costarle la vita…”
Può uno scrittore sorprendere? Certamente. Trudi Canavan ne è la prova vivente. La sua “Corporazione dei Maghi” è uno dei romanzi più brutti che io abbia mai letto (batte persino “Vento di Magia“, che pure dovrebbe essere bruciato!), com’è possibile allora che “La Scuola dei Maghi” sia così emozionante? Davvero, non sto scherzando. Le premesse per un Potter-Clone c’erano tutte: ragazza con un grande potere, scuola di magia, maestri eccentrici, intrighi scolastici, Regin/Malfoy pronto a rompere le scatole, il tutore buono, l’uso della magia proibita… e invece no.
La Canavan sorprende.
A livello di storia, niente da dire. Come ho già spiegato, è tutta incentrata su Sonea che cerca di abituarsi al passaggio dai bassifondi ai lussi della Corporazione dei maghi. Al di là di alcune scelte trite e ritrite (come il ricco rompiscatole che la tormenta), la narrazione è spedita e tiene incollato il lettore. Questo grazie ad una protagonista atipica; lei è forte. Ma non forte nel senso fisico del termine. E’ forte di carattere. Non reagisce ai soprusi, si limita ad ignorare Regin anche quando diventa insopportabile; accusa i colpi – magici e non – anche quando le basterebbe usare un minimo del suo potere per sconfiggere tutto e tutti. Questo perché sa – per dirla alla “Spider Man” – che “da grandi poteri derivano grandi responsabilità”. Ed è qui che la Canavan stupisce. Non liquida l’Epurazione del precedente volume come se fosse una sciocchezza; il trauma della morte di un suo amico è ancora vivo nella mente di Sonea. E lei ha paura di uccidere. Ha paura di diventare come i maghi che ha sempre odiato e a cui – senza volerlo – si sta affezionando. E’ bello poi notare come tutti, dagli inservienti ai professori, finiscano per volerle bene.
C’è poi un’altra linea narrativa importante, quella di Dannyl. Dannyl è un mago col passato tormentato: quando era novizio giravano voci sul suo conto; voci che lo vedevano attratto da altri uomini. Noi diremmo “omosessuale”, la Canavan usa la parola “Lad”. Dannyl ha sempre negato ogni cosa, i suoi impulsi, ma quando parte in missione e gli viene affiancato un affascinante studioso, è costretto ad accettare la sua natura.
Un applauso quindi all’autrice. E’ passata da un pessimo primo romanzo ad un secondo romanzo che affronta simili tematiche. E non lo fa con presunzione, né con occhio critico. Si limita a sottolineare quanto il suo mondo e il nostro siano simili. Quanto il pregiudizio ci renda ciechi e la paura malvagi. Qualunque altro autore, probabilmente, avrebbe fatto la figura dello sciocco.
La Canavan no. Complice anche uno stile finalmente decente e che spero migliori ancora col terzo e conclusivo volume. Miracolo, ve lo consiglio.
Voto: 7/10
@iri@tanabrus: Eh, penso proprio che la De Mari prima o poi dovrò davvero leggerla!
si, ripeto però che il primo libro non ‘rappresenta’ la saga
Scoprirò forse l’acqua calda, ma ultimamente non sembra anche a voi che i “primi romanzi” di una trilogia siano completamente slegati dagli altri? La De Mari, come dite voi, la Dart Thorton, la Canavan… un tempo non era così! Forse le case editrici valutano sempre più l’opera completa e non si concentrano sul singolo?
Si è vero, a volte capita ke il primo romanzo nn rispekkia il resto della trilogia (era questa giusto la tua osservazione) nn mi sento però di dire questo x la De Mari. Questo xkè il primo libro della sua saga ‘L’ultimo elfo’ è + una favola-fantasy ke può essere tranquillamente presa come un romanzo autoconclusivo di introduzione. Uno poi può decidere di proseguire o -. È dall’Ultimo orco in poi, con l’introduzione del nuovo protagonista Rankstrail, ke la trilogia vera e propria prende davvero inizio. E i successivi volumi hanno uno stile diverso ma + omogeneo e sono + concatenati tra loro.
Ank’io sono amante delle copertine rigide con sovra copertina. E questo proposito sono imbestialito xkè mi hanno procurato chocolat con copertina rigida e le scarpette rosse in edizione economica! Ke nervi!
Io Chocolat lo presi in edizione economica (mi pare che si chiamasse “gli elefanti”) ed era veramente carina a dire il vero. Gli altri romanzi dell’autrice poi li presi nello stesso formato! Sono amante della simmetria 😛
Esatto, averli in formato diversi è irritante. Cmq questo della Canavan (anke se nn ho letto il libro) è la dimostrazione ke il fantasy nn è un sottogenere, ke c’è ancora tanto da dire, e ke può essere usato per parlare di qualsiasi argomento… tipo il bisogno di un Dio o della fede, senza fare nomi ovviamente!
Due segnalazioni veloci, visto che il libro non l’ho letto e quindi non mi posso esprimere nel merito.
1) Alla quarta riga (quarta di copertina esclusa; scusa il gioco di parole) c’è una svista 😉
2) Riguardo il tema dell’omosessualità nella narrativa fantastica, in verità è già presente in altri romanzi. Il primo (o al massimo uno dei primissimi) a trattarlo fu “Il ribelle di Thendara” di Marion Zimmer Bradley, e parliamo del 1971, quando l’argomento era ancora più scottante di oggi.
Grazie per avermi fatto notare la svista! Corretta al volo!
Io l’ho sempre detto che la mia cultura fantasy è mooolto limitata =P Tra l’altro mi sto segnando tutti i nomi che scrivete, anche se ci vorrebbe una vita per avere un quadro completo – se non parziale – di questo genere!
PS: Addirittura nel 1971? Se la Bradley fosse stata italiana, non sarebbe scampata alla censura!
Si, Okamis (del quale ho letto Un grido oltre la nebbia=)) ha ragione. Al riguardo, zumpa ke ti rizumpa, mi è venuta in mente una trilogia fantasy della quale una volata ho letto su un sito. Si dovrebbe kiamare ‘Alec di Kerry’ di una ceta Flewelling Lynn (anke se nn l’ho letta e nn ho idea di cosa parli x il resto)
Tra l’altro dopo la pubblicazione de “L’erede di Thendara” la Marion (essendo tra le mie scrittrici preferite mi permetto di chiamarla come una vecchia amica ^_^) fu chiamata in causa da un sacco di organizzazioni che in quegli anni si battevano per i diritti degli omosessuali (soprattutto associazioni lesbiche, essendo il personaggio da le inventato una donna). Dopotutto, già ai tempi la Marion era nota un’attiva femminista americana (sentimento che credo si noti un “pochino” i suoi libri). La cosa assurda era però che la Marion non era una simpatizzante della causa omosessuale, tanto che fu ammise candidamente di aver inserito quel personaggio solo per obblighi di trama e non per sue convinzioni personali in materia.
Perdona l’OT storico letterario ^_^